LA STORIA DEL PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE
Il Cane Bianco da Pecora, meglio conosciuto come Pastore Maremmano-Abruzzese, è parecchio presente all’interno della storia delle sue terre e delle sue genti. Pittura, letteratura e arte locale lo hanno sempre elogiato per la sua indole al pascolo e la sua bianca chioma.
Le sue origini
Si hanno notizie della presenza di questa splendida razza canina fin dall’epoca romana, grazie al suo uso originario, ossia la pastorizia. Dal III sec. A.C. il Pastore Maremmano Abruzzese ha avuto un ruolo centrale nell’allevamento ovino di tutto il territorio abruzzese; centralità che è proseguita nel Medioevo fino a raggiungere i nostri giorni. Per questo motivo, il Maremmano Abruzzese ha sempre trovato all’interno dell’azienda ovina abruzzese il suo ruolo di maggiore spicco.
Le sue caratteristiche
Grazie alla forte tradizione pastorale ancora ben salda nel territorio abruzzese, il cane ha mantenuto intatte, fino ad oggi, tutte le sue principali caratteristiche funzionali e morfologiche. Negli anni ’50, l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana attribuì il nome di “Cane da Pastore Maremmano Abruzzese”. Con l’appellativo Maremmano si è evidenziata la diffusione della razza anche in maremma.
Il suo inserimento al lavoro
L’inserimento al lavoro del Pastore Maremmano Abruzzese è molto rigorosa e ricca di regole centenarie, dove il rischio di scarto da parte dei pastori è molto elevato. I contatti del cucciolo con l’uomo, soprattutto nei primi mesi di età, deve essere molto limitato, così da non correre il rischio che il cane, da adulto, preferisca stare con il proprio padrone piuttosto che con le pecore. Se l’inserimento, invece, riguarda cani già adulti, e che quindi hanno familiarità con le pecore, è necessario dare il tempo agli ovini di abituarsi alla presenza del nuovo cane. Soltanto quando le pecore proveranno agio e tranquillità alla presenza dei “nuovi custodi”, si potrà iniziare a lasciare i cani liberi di relazionarsi con il nuovo gregge.